mercoledì 22 luglio 2009

Biennale di Venezia. Le ceneri di Pasolini di Alfredo Jaar

il nuovo video dell'artista cileno Alfredo Jaar ritorna a Pasolini per parlare dell'italia berlusconiana



Il progetto espositivo più riuscito della Biennale di Venezia di quest'anno è forse il Fear Pavillon - Pavéllon de la urgencia, concepito e curato dall'artista e curatore Jota Castro, del quale abbiamo già presentato il percorso espositivo e lo statement curatoriale. E' qui che è stato presentato in anteprima l'ultimo progetto video di Alfredo Jaar. Si tratta di un omaggio a Pier Paolo Pasolini, lettura lucida e spietata di un Italia consumata dalla società dello Spettacolo.

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E' stato a detta di molti, tra critici, curatori ed artisti, il Fear Pavillon - Pavéllon de la urgencia, il progetto curatoriale più riuscito e concluso della Biennale di Venezia 09. Come il suo curatore Jota Castro ha illusrato nell'intervista che abbiamo raccolto durante il vernissage, si è trattato di un progetto ben definito (a differenza della dispersione della Biennale di Birnbaum), mirato nel suo intento concettuale e politico. Uno spazio in cui far emergere una riflessione sulle paure di questo anno iniziato all'insegna della crisi, dell'incertezza, della precarietà.

La paura è fuori o dentro di noi? Quali sono le emergenze di questo inizio di XXI secolo? L'esplosione di un sistema bancario mal regolato? Gli spostamenti di masse umane in cerca del sogno occidentale? La costruzione di muri fisici e virtuali eretti per mantenere la ricchezza ed i privilegi dei paesi ricchi?

La televisione ci bombarda quotidianamente di visioni allarmanti: collassi economici, fame, povertà, bombardamenti, guerre, violenza. Questo flusso di immagini fa parte della nostra cultura visiva quotidiana. Sta agli artisti, sembra spiegare la mostra, fermare il flusso discontinuo e farci riflettere sul vero significato delle circostanze che viviamo.

Un artista cileno e residente negli Stati Uniti sembra averlo fatto mettendoci davanti allo specchio: in quanto italiani ed in quanto consumatori dei contenuti diffusi dai mezzi di comunicazione di massa. Si tratta di Alfredo Jaar, già da anni frequentatore assiduo di Biennali, noto per il suo tentativo di trasporre sul piano estetico l'impegno a mettere a fuoco il presente in cui viviamo. Immigrazione e guerre per il petrolio, fame, violenza e dittature globali, gli argomenti a cui si è avvicinato.

Nel milieu intellettuale della società latino americana, ed il Cile non fa eccezione in questo, guardare ai pensatori politici italiani del Secondo dopoguerra ha fatto parte integrante della formazione culturale di molti intellettuali e scrittori, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta. Insieme a Gramsci, Pasolini è uno degli intellettuali italiani più seguiti e citati, in America Latina ed anche - in tempi più recenti - nella letteratura critica anglofona contemporanea.


In questo Jaar è figlio della sua cultura e dopo anni in cui si è dedicato, in Italia, a recuperare il lavoro concettuale di Gramsci, è passato a Pasolini attraverso un gioco di parole. Le ceneri di Gramsci sono diventate Le ceneri di Pasolini, titolo dell'omaggio al poea, critico e intellettuale italiano, presentato al Padiglione della paura.

Si tratta di un video che integra parti originali, filmate in Italia nei luoghi chiave della vita di Pasolini, a immagini di repertorio, tratte da telegiornali, talk show, film di Pasolini stesso. Un viaggio che parte dalla morte di Pasolini come fatto di cronaca: le immagini dell'epoca girate sul luogo del ritrovamento del suo corpo morto, il funerale, i suoi amici che ne parlano (ed è toccante sentire Alberto Moravia che grida in un'intervista «hanno ucciso un poeta. Ma lo sapete quanti poeti esistono? Forse uno o due ogni secolo...»).

Ma poi il percorso si sposta ed invece di parlare della morte di Pasolini, ci troviamo di fronte a Pasolini che parla dell'Italia. E non è di politica partitica che si parla, ma del ruolo devastante che i media hanno avuto nel Paese. La televisione come oppio dei popoli, le comunicazioni di massa come strumento di controllo, proprietà di un potere retrogrado, conservatore, occupato a mantenere il suo status quo. Un percorso che fa irrigidire e soffrire chi guarda il video: passo dopo passo, attraverso pezzi di film ed interviste televisive (tra le quali quella storica con Enzo Biagi) ci troviamo di fronte alla realtà. Tutto quello che Pasolini diceva sulla società dello spettacolo non solo era vera, ma si sta perpetuando con intensità maggiore. Quel video è lo specchio dell'Italia di oggi.

E' la storia che si ripete, come ci ricorda a fine video, una sequenza in cui la gioia vuota e sfocata degli utenti degli autoscontri ripresi solo qualche mese fa, si accompagna a una hit pop degli anni Novanta qui particolarmente appropriata: Shirley Bassey remixata dai Propellerheads che canta «The newspapers shout a new style is growing,
but it don't know if it's coming or going,
there is fashion, there is fad
some is good, some is bad
and the joke is rather sad,
that its all just a little bit of history repeating».

da http://www.agenziami.it lucrezia cippitelli